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Scordare l'etica costa caro
anche alle grandi banche
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Loretta Napoleoni
Credit Suisse è la banca più colpita dall’implosione di Archegos, un family office canaglia. Si dice che abbia perso 4,7 miliardi di dollari, segue a distanza Nomura che ne avrebbe persi 2 di miliardi e molte altre, tutte illustrissime, banche da Goldman Sachs, a Ubs a Morgan Stanley. Ciò che sorprende è quanto la genesi di quest’ultimo crack finanziario sia simile a quella degli anni antecedenti al crollo della Lehman, sembra proprio che controlli, riforme, nuove legislazioni e, naturalmente, i salvataggi miliardari non abbiano alterato alcuni meccanismi finanziari.
Chi gestiva Archegos era Bill Hwang, ex fondatore di Tiger Asia Management, un altro hedge fund per il quale Hwang ammise di aver commesso frodi nel 2012. Nonostante tutto ciò Archegos ha rastrellato 50 miliardi di dollari, soldi che ha usato per ammassare grosse posizioni in alcuni titoli usando un tipo particolare di swap sintetici. E vediamo di cosa si tratta. Archegos scommette su alcune azioni, le prende in prestito da una banca, ad esempio Nomura, in cambio questa riceve laute commissioni amministrative. Se il valore dell’azione sale la banca pagherà la differenza ad Archegos altrimenti succede il contrario. Generalmente la banca copre il rischio aprendo posizioni opposte con un’altra banca. E qui incappiamo nella prima assurdità, gli swaps non sono pubblici, non esiste una borsa dove sia possibile vedere tutti i contratti, nel caso di Archegos Hwang ne aveva stipulati un numero eccessivo con una rosa di banche illustri. Il rischio di fallimento era alto. È però anche vero che le banche si parlano tra di loro informalmente e che tutti sanno cosa fanno gli altri. Un’idea delle dimensioni del rischio dovevano averla ma non è facile per una banca oggi dopo anni di tassi a zero o negativi ottenere dei guadagni al 3, 4 per cento e gli swap di Archegos fruttavano molto bene.
È chiaro che il problema di fondo non è tanto l’assenza di trasparenza né di regolamentazione ad hoc ma di etica negli affari. Sullo sfondo di una politica monetaria dove il costo del denaro continua a scendere diventa sempre più difficile gonfiare i profitti senza incappare in qualche pasticcio.
Chi gestiva Archegos era Bill Hwang, ex fondatore di Tiger Asia Management, un altro hedge fund per il quale Hwang ammise di aver commesso frodi nel 2012. Nonostante tutto ciò Archegos ha rastrellato 50 miliardi di dollari, soldi che ha usato per ammassare grosse posizioni in alcuni titoli usando un tipo particolare di swap sintetici. E vediamo di cosa si tratta. Archegos scommette su alcune azioni, le prende in prestito da una banca, ad esempio Nomura, in cambio questa riceve laute commissioni amministrative. Se il valore dell’azione sale la banca pagherà la differenza ad Archegos altrimenti succede il contrario. Generalmente la banca copre il rischio aprendo posizioni opposte con un’altra banca. E qui incappiamo nella prima assurdità, gli swaps non sono pubblici, non esiste una borsa dove sia possibile vedere tutti i contratti, nel caso di Archegos Hwang ne aveva stipulati un numero eccessivo con una rosa di banche illustri. Il rischio di fallimento era alto. È però anche vero che le banche si parlano tra di loro informalmente e che tutti sanno cosa fanno gli altri. Un’idea delle dimensioni del rischio dovevano averla ma non è facile per una banca oggi dopo anni di tassi a zero o negativi ottenere dei guadagni al 3, 4 per cento e gli swap di Archegos fruttavano molto bene.
È chiaro che il problema di fondo non è tanto l’assenza di trasparenza né di regolamentazione ad hoc ma di etica negli affari. Sullo sfondo di una politica monetaria dove il costo del denaro continua a scendere diventa sempre più difficile gonfiare i profitti senza incappare in qualche pasticcio.
10-04-2021 22:00
Londra,
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